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Niccolò Ammaniti: Alba tragica

Written By robi on Monday, 4 February 2013 | 11:15



Come l'uomo che cammina per una strada solitaria, avvolto nel terrore e nella paura, e dopo essersi guardato alle spalle, continua a camminare, senza voltarsi più, perché sa che un demonio spaventoso lo segue da vicino.

Samuel Taylor Coleridge, La ballata del vecchio marinaio.

"Ma che ore saranno?! E che fresco che fa."

Marcello Beretta se ne stava buttato, mezzo assiderato dal freddo, su una panchina di Villa Borghese. Continuava a guardarsi il polso sperando che per magia si materializzasse un orologio.

Era ubriaco.

Parlava da solo.

Erano le tre meno venti di notte. E la temperatura era di qualche grado appena sopra lo zero.

Marcello non era più un giovanotto e tutto quel gelo che gli si infiltrava nelle ossa non gli faceva bene.

Era grasso (il diabete mellito). Con una pancia tonda e gonfia che sembrava che si fosse ingoiato un pallone da basket. In testa gli cresceva un cespo intricato di capelli bianchi e stopposi. Macchie di barba nascondevano i danni dell'acne giovanile. Sotto la narice destra gli cresceva un neo nero, bitorzoluto e peloso che se. lo avesse visto un oncologo si sarebbe messo a urlare. Il nasone, storto per una pallonata presa in faccia da ragazzino, sembrava una patata lessa. E aveva due occhi piccoli, gialli e macchiati di sangue.
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